Artisti contemporanei: Giovanni Fattori   (Pagine 28 )      Fonte : Emporium- nr 97 Gennaio 1903

{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Arial;}} \viewkind4\uc1\pard\fs24 Guardiamo rapidamente al passato. Nella prima alba del Cinquecento un Pier Soderini qualunque ha la mirabile ispirazione di affidare la decorazione della nuova sala del Consiglio in \par Palazzo Vecchio a due genii dell'arte: a Leonardo e a Michelangelo. Due forze titaniche della natura messe a gara, anzi a contrasto: quale spettacolo di infinita idealit\'e0 e d'infinite \par ansie per tutti! Ma ahim\'e8 la grandiosa esecuzione su le pareti non fu che a pena cominciata da Leonardo che dipinge poche figure e riparte per Milano; Michelangelo non finisce che il \par cartone e vassene a Roma per attendere ai sepolcreto di Giulio. "Stettero i due cartoni uno nel Palazzo dei Medici, e uno nella sala del Papa. in mentre ch'egli stettero in pi\'e8 furono \par la scuola del mondo. Ma stettero in piedi ben poco, perch\'e8 stracciati e in molte parti divisi si dispersero; e le figure dipinte da Leonardo pare svanissero per la cattiva mistura dei \par colori e pei mutamenti del luogo. E dico "pare" perch\'e8 dopo questa affermazione del Vasari nessuno \'e8 ritornato a far saggi sulle pareti attuali, a verificare! \par I soggetti disegnati da quei genii erano soggetti utilitari: Leonardo aveva scelto un episodio del capitano Niccol\'f2 Piccinino al servizio del Duca Filippo di Milano; Michelangelo, un \par episodio della Guerra di Pisa. Gli argomenti non etano certamente i pi\'f9 acconci alla glorificazione dello spirito militare italiano; gli episodii disegnati erano di gitane fratricide, e \par ben alti e portentosi anche ai due genii dovevano apparire i contrasti sanguinosi di altre lotte epiche sostenute nel Medio Evo contro gli stranieri invasori e prepotenti. Ma tale \par osservazione, giustissima pel rispetto della nostra libert\'e0 riconquistata, \'e8 perfettamente rettorica rispetto a quei tempi e alle volont\'e0 dei committenti e alle condizioni sincere dello \par spirito pubblico in un municipio italiano. I capolavori affini di Donatello e del Verrocchio glorificano pure due capitani che non sono certo nel cuore e nella mente di tutti, n\'e8 tanto \par meno esaltati dalle pagine della storia. \par Del testo, a rileggere amorosamente le vivacissime pagine in cui il Vasari ci ricrea la visione di quei cartoni (per quanto di quello Leonardesco si abbia al Louvre un disegno eseguito \par dal Rubens), noi comprendiamo che quei motivi particolari di guerre municipali sono pi\'f9 che altro un punto di partenza dal quale i due genii si levano alla visione della guerra pi\'f9 consona \par alla natura del loro sentimento. Nel disegno Leonardesco, nel quale non si conosceva meno "la rabbia, lo sdegno e la vendetta degli uomini che ne' cavalli", l'azione si accentrava nella \par zuffa per la bandiera: si accentrava cio\'e8 \emdash secondo il genio sintetico del maestro \emdash nello sforzo principale e pi\'f9 ideale che vi sia in qualunque battaglia anche odierna. Michelangelo \par invece si era lasciato vincere dalla propria foga statuaria: e la feroce sorpresa fatta dall'esercito nemico sui soldati che per la calura si bagnano, \'e8 ragione troppo chiara ai viluppi \par energici e possenti di membra nude. \par Anche Tiziano, si sa, dipingeva nel 1538 per la gran sala del Palazzo Ducale a Venezia la celebre battaglia di Cadore; ma l'incendio del 1577 non fu meno compiacente dei casi occorsi ai \par cartoni di Leonardo e di Michelangelo. N\'e8 il piccolo abbozzo, che si crede di sua mano e si conserva agli Uffizi, \'e8 di tal valore che ci possa dare idea esatta della grande opera compiuta. \par Io ho tralasciato di proposito di pur accennare agli affreschi trecenteschi di battaglie - come quelli del Palazzo di Siena \emdash e alle tavole rossigne in cui Paolo Uccello fa delle lunghe \par aste dei cavalieri una vera foresta di tronchi nudi, perch\'e8 la loro importanza rispetto alla evoluzione moderna dell'arte nostra sarebbe sempre secondaria al paragone degli sforzi massimi \par dei tre sommi artefici. E cos\'ec pure non ricordo Pier della Francesca e i quadri di battaglie che si dipinsero lungo il Seicento e il Settecento. \par Mancateci le opere di Leonardo e di Michelangelo e del Tiziano, \'e8 mancato alla nostra educazione artistica il libro pi\'f9 alto e pi\'f9 vigoroso dove studiare la vita di una battaglia, se non \par dove apprendere il sentimento di esaltare la vera e pi\'f9 sincera forza di tutto il popolo italiano nella lotta contro i popoli stranieri. \par L'epopea del nostro Risorgimento Nazionale avrebbe potuto compiere il miracolo di darci una legione di artisti eminenti, come ci aveva dato un esercito di eroi. Ma tutta la nostra arte \par militare del secolo XIX, cos\'ec nella pittura come nella scultura, \'e8 tanto insufficiente per tecnica e per potenza creativa, che il pi\'f9 amaro rincrescimento deve stringerci il cuore nel \par percorrere le piazze italiane e le gallerie pullulanti da per tutto. Fra queste ultime le pi\'f9 note sono quelle di Capodimonte, del Palazzo Reale di Caserta, di Roma e di Firenze. Ma i \par numerosi quadri del De Albertis non ci lasciano men freddi delle composizioni a grande effetto del Cammarano, o gli studi del Sernesi e di Pompeo Mariani, o i quadri numerosi dell'Ademollo. \par E pure questi pittori erano stati anche soldati o almeno avevano sentito ardentemente l'ardore patriottico del momento! Telemaco Signorini, dopo aver combattuto nel '59 contro l'Austria, \par dipinse alcuni quadri militari che a Milano ebbero fortuna di acquirenti e di elogi; ma allo sdegnoso macchiajolo bastarono questi per distoglierlo assolutamente dal compiere altri quadri \par militari. Filippo Palizzi, senza aver mai combattuto, dipingeva una battaglia di Villafranca, dove l'esattezza del suo occhio osservatore non lo condusse che a mettete insieme un complesso \par di cavalli ben disegnati. D'altro lato altri vigorosi artisti che parteciparono alle lotte, come il romano Giovanni Costa e con lui anche l'Abati e il Carlandi, non dipinsero mai un quadro \par militare. Ora non si pu\'f2 credere che in questi provetti artefici, operosi o no, la fiamma dell'entusiasmo patriottico mancasse o fosse languida. Certamente, all'entusiasmo del loro animo \par non corrispose l'espressione tecnica. Essi risolsero sempre la composizione di una battaglia come una qualunque esercitazione realistica dal vero: non ebbero la visione luminosa di un \par grand'ideale da far trionfare e da rendere eloquente co' colori; e gran parte furono pure insufficienti nel loro stesso strombazzato realismo. A tutti mancarono il conforto di una soda \par cultura filosofica e i grandi esempi, periti per sempre, dei sommi maestri. \par Nella pleiade comune e spesso volgare dei quadri militareschi d'Italia, le composizioni del Fattori emergono luminose per molte qualit\'e0 necessarie alla visione superiore di una battaglia. \par Ond'egli a ragione \'e8 proclamato e riconosciuto come il primo pittore militare d'Italia: ma di questa fama concorde, che pur sufficiente coronamento d'una giovinezza travagliata e di tutta \par una vita non certo sorrisa dagli agi, egli pare non accorgersi n\'e8 pure. Vi \'e8 nel temperamento di Giovanni Fattori un fondo immutabile di schiettezza schiva di ogni orpello; vi \'e8 nel \par complesso della sua feconda produzione pittorica una nota cos\'ec nobile di incoscienza e di spontaneit\'e0 che ci fa trascurare i possibili difetti. La figura dell'artista ne emerge perfettamente \par omogenea e sicura con una impronta geniale, che l'esame delle sue opere render\'e0 indiscutibile. E Giovanni Fattori non pot\'e8 combattere per la patria. \par La sua precoce passione per l'arte si afferm\'f2 nettamente nella prima giovinezza; ma i genitori, buoni borghesi, non poterono senza grandi sacrifici mandarlo da Livorno (dove era nato il \par 25 settembre 1828) a studiar pittura a Firenze. \par Il momento era essenzialmente fervido di preparazioni bellicose. N\'e8 il giovanissimo Fattori a Livorno fu da meno degli altri nelle cospirazioni segrete. L'artista, oramai cos\'ec provetto \par negli anni, ma tuttavia saldo e vivace di muscoli e di mente, ricorda sempre con piacere certe serate tenebrose quando incappucciato come gli altri si recava al convegno misterioso in un \par sotterraneo. "Al giardino" era la parola d'ordine cos\'ec veramente irrisoria per la realt\'e0 del luogo umido e basso, dove alla scarsa luce delle lucerne l'arguta e dominatrice figura di \par F. Domenico Guerrazzi campeggiava come una minaccia, mentre dalla sua bocca fluiva l'alata e concitata concione che infondeva in quegli animi una febbre d'entusiasmo e di impazienza. \par A Firenze non si cospirava meno che a Livorno: ma il Caff\'e8 Michelangelo di via Larga, il ritrovo favorito degli artisti e dei patriotti, non era certo il cupo e singolare giardino livornese. \par Il Fattori vi giungeva sempre con le tasche piene di lettere, di manifesti e di proclami; ed egli adempiva volentieri a questa missione di "postino", anche quando si recava a Pistoia od \par altrove. Quando nel '48 si formarono le compagnie dei volontari toscani anch'egli si iscrisse ed era pronto a raggiungere gli altri sui campi di Lombardia; ma lo scacco di Curtatone e \par Montanara lo costrinse amaramente a tornare ai pennelli. \par Prima di entrare all'Accademia, studi\'f2 privatamente con Giuseppe Bezzuoli. "Ma fu uno studio (che mi piace riferirlo secondo alcuni vivaci appunti portimi dallo stesso artista) che non \par concludeva nulla. Eravamo 4 alunni in una stanza della casa del Prof. Bezzuoli, e si dipingevano teste dipinte dal professore. Io era il pi\'f9 ciuco: non faceva che del chiasso. Mi decisi ad \par entrare nella Accademia di belle arti. Allora non vi erano per entrarvi i rigorismi di oggi sotto il governo italiano. Sotto quello granducale si era pi\'f9 liberi. Si era ammessi senza \par spendere un soldo, mentre ora ci vogliono trenta lire all'anno, e senza esami e senza aver fatto nessun corso di ginnasio ed altre cose. Io per conto mio, tolto di saper scrivere un pochino, \par ero perfettamente ignorante e mi sono, grazie a Dio, conservato. Solo l'arte stavami addosso senza saperlo, n\'e8 ancora lo so. Dunque, entrato nell'Accademia, fui ammesso alla scuola delle \par statue, e, dopo un esame di prospettiva, alla scuola di pittura". Quivi insegnava lo stesso professor Bezzuoli, ma conte a casa cos\'ec a scuola il Fattoti era "il peggiore, quegli che meno \par studiava e meno comprendeva, perch\'e8 sentiva in s\'e8 qualcosa che non gli andava e mestava e cercava senza nulla trovare". \par E per la parte disciplinare gli si pu\'f2 credere pienamente; perch\'e8 la conferma della sua spietata confessione \'e8 tutta negli appunti dettati dal Signorini, compagno d'arte e d'ideaii, pel \par brioso volume dei "Caricaturisti e Caricaturati al Caff\'e8 Michelangelo". \par Non solo le burle fatte, ma \emdash scrive il Signotini \emdash sopra tutto le pene che infliggeva a chi voleva essergli amico, gli fruttarono la reputazione del pi\'f9 terribile scolaro fra quanti furono \par all'Accademia. Come sempre, tutto l'uomo \'e8 nella caricatura, ora conservata nella collezione del Circolo artistico fiorentino. Quel viso un po' magro, cogli occhi gonfi, la barba e i baffi \par sgrondanti, co' capelli un po' irti, su cui un cappellaccio casca gi\'f9 a sghimbescio, vi dice abbastanza che non pu\'f2 appartenere a un uomo molto calmo di nervi e di spirito. Pure vi \'e8 in \par fondo alla stranezza ispida del tipo, un sentimento di bonariet\'e0 che pu\'f2 giustificare la olimpica serenit\'e0 dell'artista provetto di oggi, e la sua inarrivabile semplicit\'e0. \par In quel torno i veterani facevano da custodi all'Accademia; ma non pare che si segnalassero molto per soverchia vigilanza, se il nostro Fattori trovava il verso, nei loro pisolini, di \par riempirne le tasche e le guaine delle sciabole d'ogni ben di Dio. Cos\'ec alla scuola di nudo non aveva pace: spegneva lumi, imbrattava gli asciugamani, spargeva l'acqua, cacciava nella stufa \par ogni cosa, e una volta anche la scarpa di un compagno. N\'e8 era pi\'f9 garbato con la modella, a cui imponeva sulla testa un tal cappello a imbuto, rifatto in latta secondo le fogge francesi del \par sec. XV e di cui non si peritava servirsi per bisogni personali. \par La sua vita dal '48 al '55, se per l'arte \'e8 assai poco importante, \'e8 per contrario interessante in s\'e8 e per s\'e8, e il volume della Franchi (Arte ed Artisti toscani) ne raccoglie altri \par aneddoti ed episodii, che anch'io ho avuto il piaceredi riascoltare dalla viva voce del pittore. Fu una vita misera per stenti e per disagi d'ogni sorta; una vera vita da bohemien, ma \par di tuta scapigliatezza simpatica perch\'e8 sincera, perch\'e8 non sciupata da nessuna preoccupazione di posa. Viveva con pochi altri amici, ed abitava una meschina soffitta: non era l'ultimo \par affine della loro vita pagarne la pigione mensile. Quando la pigione riusciva ad essere pagata, era tale l'entusiasmo che aveva bisogno di farne partecipi i compagni; e l'affermazione del \par possesso, per un mese, senza altri grattacapi, era dichiarata con atti selvaggi e quasi di disprezzo, di cui i muri finivano per essere l'oggetto. Quando si recava alla trattoria, chiedeva \par con profondo stoicismo al cameriere che gli portasse una buona porzione di lesso ciuco da fare indigestione. Poi venne un periodo anche pi\'f9 brutto: non bastava supplire con ogni espediente \par alle cose di prima necessit\'e0 mancanti: bisognava far economia. E per un mese, con un tal Paganucci, dur\'f2 a far cucina da s\'e8 : ma sempre a cuocer patate e fagioli. Di patate ne avevano \par comperato un sacco; ma un bel giorno trovarono che le patate \emdash quasi per essere pi\'f9 sagge dei loro padroni \emdash minacciavano di riprodursi per la troppa umidit\'e0; e dovettero smettere di \par servirsi della forchetta una volta per ciascuno e della catinella in luogo del vassoio. \par L'arrivo di Giovanni Costa romano, fra gli scapestrati frequentatori del Caff\'e8 Michelangelo valse a turbarne e a modificarne la coscienza. Non lo nega il Signorini nelle sue gustose e \par scapigliate memorie; ne lo nega il Fattori, cie insieme col Felice Tivoli fu specialmente dominato e convertito dal Costa. Bench\'e8 scolaro sovversivo nei fatti, egli era sempre accademico \par nell'arte; e secondo i dettami di scuola Bezzuolesca egli aveva illustrato "Notre Dame" di Victor Hugo, in due cartoni a pastello che andarono sgualciti e dispersi. Del 1861 \'e8 un quadretto \par storico del Fattori che si conserva nella Galleria d'arte antica e moderna a Firenze. Rappresenta Maria Stuarda sul campo di Crookstone in Scozia e ci permette di conoscere a bastanza qual fosse la prima \par maniera del nostro in quel tempo. Vi \'e8 una gran coscienza realistica nel guerriero caduto e morto nel primo piano; ma quanta rigidezza nella infelice Regina che lo guarda fra le due ancelle! \par Quanta convenzione di atteggiamenti e di luci nello sfondo dei guerrieri battaglianti! Se non fossero alcuni particolari del terreno e la firma e la data ben chiare non si potrebbe mai \par riconoscere nel quadro un'opera del Fattori. E ci\'f2 mi spiega sufficientemente quel certo disprezzo in cui era tenuto dai compagni ed artisti del Caff\'e8 Michelangelo, presso i quali gli \par esempi della Scuola Francese raccolta nella villa Demidoff a San Donato e l'opera gi\'e0 intrapresa da quelli che erano stati a Parigi avevano determinato e fomentavano ogni giorno di pi\'f9 il \par movimento caratteristico della macchia. Ma non senza compiacimento io ho notato e ricordato alcuni particolari del terreno. il Fattori, bench\'e8 disprezzato dagli altri, non era rimasto \par insensibile a quell'ardore realistico e a' principii proclamati della macchia: e pur mulinando quadri a soggetto, si era gi\'e0 in quegli anni dal '55 al '60 recato solitario a interrogare e \par studiare la vita semplice della natura. \par Adunque, verso il '61 capit\'f2 a Firenze il Costa e and\'f2 a trovarlo nello studio che aveva in Piana Ballano. Il Fattori era alle prese con una gran tela bianca su cui doveva sciorinare non \par so qual cardinale e qual corteo di dame. Non vi riusciva e non ne faceva mistero a' suoi ospiti, quasi ansioso di aver da loro qualche buon suggerimento. Ma il Costa durava a ricercare per \par lo studio le piccole tavolette e in fine gli disse: \emdash Via, via, questi tuoi maestri t'imbrogliano; la tua via \'e8 questa. \emdash Il Costa, ardente allora di giovinezza e di fede nell'arte, portava \par nella sua critica intransigente un tale entusiasmo, che riusciva a commuovere gli spiriti pi\'f9 aspri. Il Fattori ne fu scosso; e ricorda tuttavia con piacere e con gratitudine che si sent\'ec \par subito un altro. Dopo poco pi\'f9 che un anno, nel 1862, egli aveva gi\'e0 compiuta la Battaglia di Magenta; prova luminosa e anche ora considerevole dei buoni frutti che possono dare negli animi pronti ed aperti \par i buoni e savi consigli. "Da allora \emdash e ripiglio con le stesse frasi del pittore \emdash cominciai una carriera d'arte individuale, senza accorgermene, perch\'e8 era tutta per passione e sentimento. \par Ma questa mia arte individuale e ferma del mio carattere tenace, sprezzando tutto quello che \'e8 per piacere e per commercio, non mi port\'f2 fortuna, anzi sacrificio; onde ora son costretto a \par fare il maestro elementare artistico per avere una via di uscita". \par Il Concorso Ricasoli non poteva giungere in un momento pi\'f9 opportuno e se pur dette la stura a molte opere di valore scarso ed inferiore, pu\'f2 essere ricordata onestamente per aver rivelato \par l'ingegno del Fattori. Il quadro su Magenta \emdash anche esso nella Galleria d'alte a Firenze \emdash non raffigura la battaglia, ma, come suona lo stesso cartiglio: Il campo italiano durante la \par battaglia di Magenta. Sotto questo aspetto, il pittore, io credo, intese far opera onesta; per romperla con tutte le convenzioni sue e di moda accademica, egli non poteva rappresentare la \par battaglia che non aveva veduto ed a cui non aveva preso parte. Recandosi invece sul luogo, egli pot\'e8 studiare e ricostruire facilmente una scena secondaria della giornata. E il motivo \par centrale \'e8 infatti un carro di ambulanza con suore della Carit\'e0 che accudiscono un povero ferito. A sinistra i bersaglieri si titirano fra il grano calpesto; a destra i soldati francesi \par co' loro generali fermi a cavallo, sono nell'attesa ansiosa delle ultime evoluzioni. Nembi di polvere si levano in fondo alla pianura verdeggiante chiara e aperta; il sentimento della \par pianura \'e8 reso con molta efficacia prospettica e luminosa, a cui veramente non corrisponde il cielo eguale e piatto. Manca ancora in questo quadro quella che diverr\'e0 presto una delle \par maggiori caratteristiche della sua arte: la fermezza e la rudezza dei contorni. Ma la sobriet\'e0 quasi austera del colorito, e la sobriet\'e0 non meno austera della distribuzione logica delle \par figure le ritroviamo ben presto nelle altre sue grandi composizioni militari, come nell'Attacco della Madonna della Scaperta (premiato nel 1863 dal Ministero dell P.I. e conservato nella \par Pinacoteca di Livorno) e rel 49\'b0 Reggimento Lancieri a Custoza il 24 giugno 1866 della Galleria Romana, e nel quadro acquistato e conservato dalla Quadreria di Brera intorno al Principe \par Amedeo ferito a Custoza, per assurgere poi all'entusiasmo lirico della Carica di cavalleria a Montrbello, acquistata dal Re Umberto I. \par Nella rappresentazione del quadrato di Custoza, si pu\'f2 dire che la nota dominante sia costituita dal cannone piantato e puntato in mezzo alla strada: nell'attacco della Scoperta la visione \par si fa ancora pi\'f9 ampia e pi\'f9 viva. N\'e8 si pu\'f2 tacere che in questa tela egli trae miglior partito dal movimento dei cavalleggeri, fra cui il Lamarmora \'e8 con la spada sguainata per \par sospingerli all'assalto. Niente adungue di fatticcio e di melodrammatico; ma la vastit\'e0 dell'azione guerresca, pi\'f9 che da un inutile agglomeramento di belligeranti, pare sia cercata e resa \par nella vastit\'e0 del piano, di cui bisogna sentire la efficacia per la eccellenza prospettica. E quando si rifletta alla intensa emozione che egli \'e8 riuscito a rendere nella stessa Carica con \par una compattezza e una vigoria di scorci singolari, si pu\'f2 pensare che questo pittore, per le virt\'f9 innate del suo pennello atto a rendere il tumulto degli uomini e dei cavalli, ci avrebbe \par veramente lasciato il vero quadro di una pugna gloriosa, se avesse veramente combattuto. Ad ogni modo la sua intuizione della guerra raggiunge, anche al di fuori di una riproduzione \par realistica ed esteriore, un intenso grado di superiore idealit\'e0: e la Carica ne \'e8 forse la espressione pi\'f9 alta e sintetica. \par Alle ampie raffigurazioni di battaglie vanno intimamente connesse molte altre tele e molti pastelli ed acquerelli con cui il Fattori ha illustrato la vita militare. Al campo e nelle \par caserme egli ha osservato da vicino il tormento e il movimento della truppa, e ce ne ha conservato una visione fedele e intensamente realistica. E questa visione resta cos\'ec individuale pel \par disprezzo di ogni eleganza e di ogni lenocinio melodrammatico, che nessun paragone si pu\'f2 istituire fra i suoi soldati, i suoi cavalli e le composizioni troppo generiche di altri cultori \par della vita militare, anche francese. "I suoi soldati - osservava Diego Angeli che lungamente ne pratic\'f2 l'amicizia - sono veramente i rozzi e rustici lavoratori insaccati nelle divise \par d'ordinanza, calzati negli scarponi del magazzino militare, bruciati dal sole, resi rudi dalle fatiche. I cavalli delle sue cariche e delle sue batterie sono gli stalloni villosi, \par equipaggiai co' larghi finimenti di cuoio rustico abituati a marciare in gruppo o a trascinare i gravi carriaggi del treno". \par Enumerare i suoi studi militari \'e8 una impresa piutosto ardua, non solo per la istessa semplicit\'e0 dei titoli, ma anche per la fecondit\'e0 sbalorditoia del pittore. Egli si \'e8 talmente \par immedesimato il carattere e la forma di un artigliere o di un cavaliere, che pu\'f2 dipingere qualunque scorcio, sia pure il pi\'f9 ardito, sol co' pochi appunti spesso eseguiti passeggiando, a \par brevi tratti discontinui, di cui ha ripieni tanti piccoli albi. Un tempo egli si era costruito un bel troncone di cavallo con poca stoffa e stoppa; ma sta l\'ec nello studio, all'Accademia di \par belle arti, pi\'f9 come una curiosit\'e0 goffa, che come un arnese di utilit\'e0 qualsiasi. N\'e8 \'e8 pure il caso di accennare a modelli fotografici. La vita dille sue figure \'e8 espressa da una sintesi \par di linee, quale \'e8 permesso di cogliere solo dall'occhio dell'artista. Lo Staffato \'e8 il quadro militare pi\'f9 intensamente patetico del Fattori, e non senza viva compiacenza egli lo ha firmato, \par aggiungendovi la sua patria. Ora \'e8 ornamento delle sale di Angelo Modigliani, a Firenze. Il quadro \'e8 tutto nel suo titolo: nessun accessorio ne turba la solenne grandiosit\'e0 tragica. Va, \par va, contro la bufera, che occupa ancora il cielo nuvoloso, lo stallone murato, erta la criniera, strascicando il disgraziato soldato che fugge con esso "sanguinando il piano". E il piano \par della strada che si slarga fangoso fra i campi quasi aridi accoglie nel suo mistero silenzioso lo scempio del furore e della morte. Anche dal lato tecnico la fusione dei grigi \'e8 mirabile e \par lo scorcio arditissimo del cavallaccio \'e8 cos\'ec potente, che esso quasi non sembra pi\'f9 una bestia, ma il fantasma di una furia: Questo quadro fu consigliato al Fattori dal Fucini. L'artista \par dipingeva La carica di cavalleria e il vigoroso e brioso scrittore gli consigliava cos\'ec, fra un motto e una boccata di pipa, di mettervi pure la triste macchietta di uno staffato. \par Il Fattori rest\'f2 perplesso: non ci aveva mai pensato. Ma come lo trovava inopportuno in quella tela, pens\'f2 di farne un quadro indipendente, e vi si dette in torno con un ardore, che \'e8 \par ancora visibile nel gruppo tragico. La Regina Margherita, visitando lo studio dell'artista, ne fu vivamente colpita e il pittore ricorda ancora che gli disse: -E' cos\'ec straziante che \par nessuno potr\'e0 soffrirne la vista in un salotto. \emdash Ma il parere della Sovrana doveva essere contraddetto dalla buona volont\'e0 del signor Modigliani, che si affrett\'f2 ad acquistarlo, perch\'e8 \par non fosse esposto a Londra, e non venisse facilmente tolto per sempre all'ltalia. Al carattere profondamente realistico e tragico dello Staffato corrispondono altre due molto semplici \par composizioni, che il Fattori ha compiute soltanto in questi due ultimi anni: Il dimenticato e Adua. Si direbbe che egli, dalla riproduzione vorticosa della vita militare e delle battaglie, \par abbia voluto inconsciamente levarsi a farsene il filosofo sconsigliatore, aggiungendo la contribuzione e la visione tutta personale alla serie delle grandi opere, che dal Rubens al Goya \par sono state dipinte ed incise per dimostrare "i mali della guerra". Ma io ho ragione di credere che l'artista sia stato ispirato pi\'f9 tosto da un sentimento di amaro sarcasmo. \par Infatti il vero titolo del Dimenticato era Pro Patria; poich\'e8 nell'abbandono del povero morto verso cui grufola la spersa ed avida mandra degli immondi suini egli ha creduto bollare le \par vergogne di tante incurie e ingiustizie pur troppo vere della patria. In Adua la punta della satira \'e8 meno espressa nei particolari precisi; ma nell'ardore sanguinolento del cielo e nella \par pace opprimente della solitudine non \'e8 difficile leggere un sentimento corrispondente di sdegnoso e alto rimprovero. \par E per\'f2, guardando alla operosit\'e0 del Fattori nel suo complesso militaresco, non posso in tutto convenire con quanto Primo Levi ne scrisse in un lungo articolo della Tribuna del 1899. \par All'esimio critico pareva che il Fattori, pur cos\'ec encomiabile per le alte virt\'f9 di tecnica e di osservazione, mancasse di entusiasmo. "Il Fattori - egli scriveva \emdash osserva, studia, \par riproduce la nostra vita militare nel suo aspetto fisico, nei suoi episodii normali, con la coscienza che una persona retta e intelligente pone nell'adempimento di un dovere; ma quantunque \par abbia votato alla pittura militare tutto se stesso egli non vi si accende, e per\'f2 non accende. Si direbbe quasi che egli abbia raccolto e continui a raccogliere gli elementi di questo pur \par s\'ec colorito, s\'ec vario, s\'ec vivo soggetto per un caldo pittore avvenire". Ci\'f2 si pu\'f2 trovar giusto quando si consideri separatamente questo o quel quadro l'affollano, come era il caso per \par cui Primo Levi scriveva; ma non credo, nel rispetto complessivo. Oltre che la grande spontaneit\'e0 con cui il Fattori dipinge, vi \'e8 un fatto materiale che contrasta. La pittura militare non \par ha dato all'autista nessuna fortuna; molti de' suoi quadri, pi\'f9 concordemente applauditi, gli pendono ancora nello studio. Se egli non fosse stato animato da un sincero ardore interno, \par avrebbe certamente smesso da un pezzo. Per quel che riguarda il colorito - per quanto non si debba credere che tutte le tele Fattoriane sieno in una dominante nota grigia, perch\'e8 egli nel \par dipingere e nel comporre, non obbedisce a nessun preconcetto - la discussione sarebbe oziosa: l'apprezzamento del colore \'e8 quistione molto pi\'f9 soggettiva. \par \par Dal pittore militare non si pu\'f2 distinguere il pittore marmmano. Un quadro di questo genere che dest\'f2 molta discussione fu le Macchiajole o boseajole, esposto nella Esposizione Nazionale \par del 1867. Il quadro fu premiato, ma con forte opposizione. E se certamiente contro il parere dell'Ursi, non fosse insorto il Dupr\'e9, sarebbe riuscita vana la difesa del Gazzettino delle arti \par dl/ disegno, dove scrivevano Telemaco Signorini e Diego Martelli. Questi concludeva giustamente sul Fattoti: "Per chi ama la robusta natura non passata al setaccio dell'Arcadia e ridotta \par in conserva dolcificata, piacer\'e0 sempre questo forte e severo interprete del vero". \par Ora, nella interpretazioue della Maremma, dall' uggia del ciclo sui pani monotoni al cozzo delle maudre dei bufali, dalla mitezza dei greggi e degli asini alla rudezza di certi tipi di mandriani, Oio \par vanni Fattoti -- io credo \emdash ha portato un sentimento pi\'f9 profondo dopo aver ammirato e studiato l'agro romano. Fu a Roma nel 1873, e vi risiedette parecchi mesi a osservare e studiare: i \par suoi schizzi a matita, colti quasi a volo in Piazza Montanara, o fuori Porta Pia, dettero certamente un largo impulso alla rappresentazione della vita dei butteri, che ha valorosi cultori \par nel Raggio e nei Coleman. Frutto di questi schizzi fu il Mercato dei cavalli in Piazza della Trinit\'e0, che fu premiato a Vienna, a Londra e a Filadelfia, ma nel ritorno and\'f2 penduto col \par naufragio dell'Europa. Un'altra tela ancora pi\'f9 singolare pel movimento e, diciamolo pure, per la difficolt\'e0 materiale della rappresentazione \'e8 la Marca dei puledri nella maremma toscana. \par Specialmente sorprendenti sono due episodii nel mezzo: da una parte il buttero che abbraccia al collo il puledro abbattuto, mentre un compagno ne comprime la mandibola; dall'altra quattro \par mandriani che, con evidente pericolo, non riescono ancora ad impastoiare un cavallo pi\'f9 riottoso. Il quadro, semplicemente intitolato Maremma toscana, ci rappresenta due butteri che con \par forti e lunghi bastoni ricacciano in ordine la mandra dei bovi scompigliata. Se non risalisse al 1894, sembrerebbe quasi un quadro ispirato da un episodio recente della guerra dei Boeri contro gli Inglesi. \par Per la forza e l'efficacia dell'azione a questa tela corrisponde bene il pastello test\'e8 esposto a Venezia, Incontro fatale, dove pare che le due correnti, la militare e la maremmana, \par tendano a fondersi nello stesso cozzo terribile e spaventoso delle bestie infuriate. \par Ma come nelle scene militari cos\'ec anche in queste maremmane, a quadri di gran tumulto si contrappongono guadri di calma serena: il Sulto delle pecore si equilibra co' Mercanti di pecore \par (entrambi presso il Direttore stella Bnca di Firenze); all'incontro si oppone il Buttero maremmano, che avanza solenne sotto un gran cielo caliginoso e tutta la massa bianca dei giovenchi \par gli si addensa tranquillamente d'attorno. Qui la dipintura \'e8 cos\'ec parca \emdash come del resto in quasi tutti i lavori dopo il '70 \emdash che il contorno traspare evidente, quale fu dapprima tracciato \par su la tela ampia. Un quadretto delicatissimo di linee e armonioso di toni caldi porta il titolo : Sotto la fortezza, e presenta alcuni cavalli immobili, veduti di dietro, co' mantelli rossi \par buttati sul dorso: accanto vi sono anche dei soldati. Il Fucini nell'osservare il quadretto gli domand\'f2: "Dimmi un po', Gianni, questi cavalli che fanno?" : "So un conro, io - gli rispose \par pacificamente il pittore \emdash lasciali stare, qualche cosa faranno". Questo aneddoto \'e8 forse il commento pi\'f9 semplice ed efficace delle qualit\'e0 native e del sentimento dell'artista. Sobrio ed \par efficace di linee e di colore, egli \'e8 anche sobrio di vita e di arnesi tecnici. Non \'e8 fra le minori meraviglie che desta negli altri artisti quella che il Fattori \'e8 riuscito a dipingere \par grandi tele con pochi e piccoli pennellucci. Perci\'f2 egli non pu\'f2 vedere l'abbondanza. Un tempo si recava spesso presso un colto e nobile signore pistoiese. Ma un anno prese una furia perch\'e8 \par l'amico "aveva tutto" e se ne torn\'f2 tutto allegro a' suoi pennellucci. \par Giovanni Fattori ha dato anche il suo contributo alla illustrazione del libro. Accennai a' suoi pastelli su Notre Dame: e non senza ragione, perch\'e8 certamente il sentimento per quei primi \par lavori dispersi rifior\'ec in lui, col conforto anche dell'amico e letterato Diego Martelli, quando Hlrico Hoepli fece, nel 1895, il gran concorso per la illustrazione dei Promessi Sposi. Nel \par concorso, il Fattori non ebbe fortuna; ma, senza far inutili paragoni, si pu\'f2 dire che le sue tavole posseggono qualit\'e0 veramente intense di commozione e di arguzia, e vanno raccolte da \par qualche illuminato editore. E della verit\'e0 dell'osservazione la miglior prova \'e8 data dalle riproduzioni che ho voluto aggiungere in questo capit\'f2lo. \par Come acquafortista egli ha un posto a parte, fra i cultori moderni della nobilissima incisione: ed io ne ebbi a discorrere sul Marzocco. Giovanni Fattori \'e8 stato rivelato a se stesso \par acquafortista dai premi ricevuti nelle diverse Esposizioni, non esclusa quella di Parigi ove gli decretarono degnamente una medaglia d'oro. Cos\'ec egli dice semplicemente, e cos\'ec semplicemente \par bisogna credergli: nella sua arte e nella sua vita laboriosa non vi ha ragione alcuna o alcun minimo appiglio a dubitane della sua sincerit\'e0. \par Ora Giovanni Fattori ha raccolte in un albo parecchie delle sue acqueforti; e le ha raccolte cos\'ec, perch\'e8 dopo dodici e pi\'f9 anni di lavoro assiduo si \'e8 accolto un bel giorno di questo mese \par che di acqueforti ne aveva pur fatte abbastanza, per presentarle assieme a qualche acuto e accorto amatore. Mancano in questa collezione le grandi acqueolti militari, dove l'artista rivela \par e mette quasi a nudo quel vigore di disegno e di composizione che ha fatto di lui il pi\'f9 alto pittore militare nella seconda met\'e0 del secolo. Ma se questa \'e8 una prova novella che l'albo \'e8 \par stato compilato senza alcuna pretensione, le qualit\'e0 del suo disegno serrato, denso, rude magari, ma non mai inefficace, non si possono meno riconoscere nelle acqueforti dove soggetti \par militari sono trattati in sapienti scorci e in diversi motivi, molto semplici e schematici, studii preparativi pi\'f9 che composizioni indipendenti. \par Moltissimi sono gli episodii maremmani da lui illustrati col bulino con la stessa facilit\'e0 che col pennello. Molti si tiferiscono alla campagna romana e confermano l'osservazione gi\'e0 fatta \par rispetto alle tele. Guardate per esempio tre asini col basto, abbattuti al suolo, contro un cielo solcato sinistramente di lunghe strie nuvolose: \'e8 un'impressione della campagna romana che \par per la scelta dell'umile animale - il "pensieroso" come argutamente lo definisce in altra incisione - assume un carattere di malinconia forse pi\'f9 intimo. Ed anche all'agro romano si \par riferisce una scena pi\'f9 grave e per fattura pi\'f9 larga e pi\'f9 sintetica: alcuni marinai seduti che guardano cupamente l'orizzonte, mentre davanti due bambini si baloccano. Le figure de' \par marinai emergono e staccano sul cielo, non altrimenti che amava fare il Millet o si affatichi addesso l'Ancher danese. Ma la concentrazione psicologica \'e8 accresciuta dall'effetto del \par contorno largo, sicuro, violento, la nota pi\'f9 personale che abbia il Fattori nelle sue tele cos\'ec come ne' suoi disegni. Da questa larghezza di concezione, dovuta in parte se non in massima \par parte al sentimento del mezzo ambiente, noi passiamo senza maraviglia a fissare il bove solennemente raccosciato, modellato con una sapienza di scorcio quasi rara, che guarda il povero \par pagliaio maremmano e le povere casupole fosche su l'orizzonte. Qui l'efficacia della squisita acquaforte non sta solo nell'opposizione del bove bianco sul fondo fosco della campagna, ma \par anche e principalmente in quel respiro di ampia malinconia che vi si effonde e che nel pittore livornese si immedesim\'f2 quasi dopo la visione laziale. Un aspetto diverso, se non del tutto \par nuovo, ci \'e8 offerto poi da una acquaforte con parecchi ragazzi in fila seduti per terra e intenti a giocare: le figurine sono densamente segnate, il piano della strada non ha un graffio \par pur di punta secca. Qui l'assoluta opposizione del nero sul bianco raggiunge il massimo effetto di luminosit\'e0 meridiana. \par Non vi ha dubbio che alcune di queste incisioni, eseguile senza indugi e senza ritocchi e senza leccature, acquisterebbero un effetto dieci volte pi\'f9 suggestivo, se stampate accortanente \par su carta di grana diversa e di diverso colore. Ma Giovanni Fattori sdegna forse queste raffinatezze. Egli \'e8 un realista convinto e violento; e poich\'e8 egli \'e8 anche un artista verace, ci d\'e0 \par una visione intensa delle cose, senza che per nulla vi si tradisca lo sfonzo e la ricerca per la ricerca. \par \par Romualdo Pantini \par \par \par }